UNA SORPRESA IMPREVISTA...(1^ puntata)

08.01.2014 14:02

Di Donatella Moretti

<<Si può sapere che ci facciamo qui?>> domandai a Sonia. Lei mi sorrise e aumentò l’andatura. <<Oh?>> insistetti senza ottenere risposta. 
Mi guardai in giro. Eravamo nei pressi della casa di Giorgia, avevamo sorpassato il vecchio palazzo che nascondeva la sua abitazione dalla strada e in giro non c’era nessuno a parte qualche macchina parcheggiata. 
<<Abbiamo un appuntamento?>>. M’innervosii quando constatai che non avrebbe risposto neanche a questa domanda così superai Sonia piantandomi davanti a lei. <<Posso sapere che sta succedendo? Perché sei venuta a casa dicendomi che si trattava di una cosa urgente? Che ci facciamo qui? Giorgia sta male?>>.
Sonia scosse la testa. <<E’ una sorpresa, stai tranquilla. Dobbiamo solo attendere un po’… >>.
Sbuffai ma non aggiunsi nulla. 
Avevo la sensazione che di lì a poco sarebbe successo qualcosa così restai in attesa di un cambiamento. Passarono alcuni minuti prima che un auto a me familiare si fermò davanti a noi facendo uscire Giorgia e Giada. Le due ragazze mi guardarono e poi sorrisero complici. Spostai lo sguardo verso Sonia che aveva appena riposto il cellulare nella tasca dei jeans. Non chiesi spiegazioni alle due arrivate perché la loro espressione divertita mi fece intuire che non era ancora arrivato il momento di svelare la sorpresa. 
Giada si avvicinò sorridente; mentre mi parlava del suo ultimo lavoro io capii che stava cercando un modo per non farmi sentire quello che Giorgia stava sussurrando a Sonia, restai al gioco percependo di tanto in tanto qualche parola.
 
Proposero di andare al nostro pub preferito. Visto che era un venerdì sera decidemmo che ci saremmo vestite comode ma eleganti e che ci saremmo ritrovate nuovamente davanti casa di Giorgia. Arrivai al luogo dell’incontro puntuale e piena di nuove domande ma ad attendermi non c’era nessuno, a parte le solite macchine. Parcheggiai non lontano da una di esse, spensi il motore e rimasi in macchina con la radio che trasmetteva l’ultimo cd dei Linkin Park. Mandai un sms a Giorgia informandola che io ero lì e che poteva aspettare con me ma, nonostante fossero passati alcuni minuti, non ricevetti nessuna risposta. 
Un attimo prima che decidessi di scendere per citofonare al suo portone vidi arrivare Sonia che lasciò la macchina accanto alla mia. Finalmente arrivò Giorgia e poco dopo Giada. Tutte e tre mi guardavano con un’espressione da ebete e ogni tanto scoppiavano a ridere ma io non dissi nulla perché non volevo dar loro la soddisfazione di sghignazzare su qualcosa che non riuscivo a capire.
<<Sei pronta per la sorpresa Chià?>> mi domandò Giada con una luce particolare negli occhi.
<<Finalmente!>>
Guardò le altre. <<Che ne dite? La facciamo venir fuori?>>.
Giorgia e Sonia annuirono, visibilmente emozionate. 
<<Ehi sorpresa! Puoi uscire!>> urlò la ragazza a qualcuno dietro le mie spalle.
Mi voltai di scatto ma non c’era nessuno. Aguzzai la vista ma non vidi nulla.
<<Ehm… Sorpresa?>> ripetè Giada.
Finalmente qualcosa si mosse. Un’ombra stava uscendo fuori dal buio accanto alla palazzina.
Sgranai gli occhi e spalancai la bocca senza riuscire ad emettere alcun suono. Sentivo le gambe tremare e il cuore battere all’impazzata, avevo l’impressione che mi sarebbe esploso fuori dal petto da un momento all’altro; non potevo credere che davanti a me c’era l’unico ragazzo al mondo che riusciva a scaturire in me tutte queste sensazioni di solo piacere.
<<Ciao Chià… >>. Marco mi sorrise e io scoppiai a piangere. Sentivo le lacrime rigarmi il volto ma non avevo intenzione di asciugarle, perché non ero triste, volevo far vedere al mondo quanto la sua presenza mi avesse riempito il cuore di gioia. 
Portai le mani alla bocca e iniziai a ridere in preda a una crisi isterica. Marco inizialmente mi guardò preoccupato ma poi capì che la mia era solo una manifestazione di sorpresa e corse ad abbracciarmi; mi sentii strana ad essere tra le braccia di un estraneo, perché alla fine lo era. Non l’avevo mai visto prima e di lui non conoscevo neanche la voce, sebbene lo avessi spesso immaginato parlare con quell’accento sardo che a me piace tanto. Poggiai la testa tra l’incavo del suo collo e la spalla assaporando il suo profumo.
<<Non posso credere che tu sia davvero qui … >> ammisi con la voce soffocata dal suo giubbotto.
Mi strinse ancora più forte. <<Non avrei mai resistito. Lo sai che ormai sei tutto per me. >>.
Sorrisi a quelle parole. Sotto quello strato di vestiti che aveva addosso sentii il suo cuore battere all’impazzata.
<<Però hai rischiato di farmi venire un infarto! Come vi siete organizzati?>>.
Lo sentii ridere, il mio cuore mancò un colpo.
<<Merito loro, mi hanno convinto ad incontrarci almeno una volta!  A proposito, ho la voce nasale secondo te?>>.
Lo guardai negli occhi. Cavolo, le foto non gli rendevano giustizia, era davvero bello. <<No, perché?>>.
<<Ecco!>>. Rise di nuovo.  <<Così possiamo finalmente smentire la teoria di Giada!>>. 
<<Ahahah me n’ero dimenticata! E io? Ho la voce nasale secondo te?>>.
Mi sorrise dolcemente. <<Penso tu abbia la più bella voce che io abbia mai sentito.>> disse, spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Mi morsi un labbro.
<<Finalmente! Era da tanto che aspettavo questo momento!>>. 
<<Quale momento?>> domandai.
<<Il momento in cui ti avrei vista arrossire davanti a un complimento. Fin ora non potevo far altro che guardare le tue foto e immaginare quel pizzico di colore roseo sulle tue guance, la cosa mi rattristava molto. Invece adesso eccole qui …>> mi sfiorò una gota con le mani fredde. Rabbrividii. <<Le tue guance hanno preso colore e a causa mia! Sono il ragazzo più felice di questa terra!>>.
Lo abbracciai stretto e lui rise ancora. Era bella la sua risata e io non vedevo l’ora di ascoltarla di nuovo.
Improvvisamente portò una mano sulla fronte, segno che aveva dimenticato qualcosa. <<Mi...a!!!>> esclamò facendomi ridere. Sciolse l’abbraccio guardando prima dietro di sé e poi in direzione delle ragazze, al che fece un sorriso. <<Scusa Già!>>.
Mi voltai anch’io notando il suo amico, che aveva dimenticato di presentarci,  sorridere divertito. <<Questa volta te lo concedo Ma!>> lo informò lui, sempre con quell’accento sardo.
<<Ehi ciao!>> lo salutai avvicinandomi.
Il ragazzo sorrise. <<Ciao Chiara!>>.
Marco ci raggiunse. <<Io avrei fame! Che ne dite di mettere qualcosa sotto i denti?>>. Mentre parlava mi poggiò una mano sul fianco, io non mi sentii per niente a disagio per quel contatto che spesso mi metteva in soggezione visto che non andavo molto fiera delle mie “maniglie dell’amore”; lui aveva sempre avuto la capacità di farmi sentire la ragazza più bella di questo pianeta e io gliene ero grata.
 
Una volta trovato parcheggio raggiungemmo il pub a piedi e io non potei fare a meno di notare quanta sintonia si era creata tra Gianni e Giada, camminavano l’uno accanto all’altra sorridendo e scherzando, e, di tanto in tanto, si lanciavano delle occhiate piene di significato.
Diedi una leggera gomitata a Marco. <<Ehi! Hai visto il tuo amico lì?>>. Sorrisi.
Annuì. <<Si, li stavo giusto osservando. Giada è ancora dell’idea che i ragazzi devono essere più grandi delle ragazze?>>.
<<Purtroppo si.>> ammisi un po’ delusa.
Mi strinse a sé. <<Vedrai che troveremo un modo!>>.
Entrammo nel locale, come al solito affollato, riuscendo a trovare quasi subito posto. Mangiammo tutti in allegria, senza mai avere un momento di imbarazzo; la nostra era ormai una vera e propria amicizia che, se non fosse stato per la lontananza, poteva trasformarsi in un’avventura da vivere insieme per il resto della vita.  Non potevo credere che una semplice richiesta di amicizia su Facebook avrebbe sconvolto la mia intera esistenza! 
Io ero sempre stata una persona diffidente nei confronti dei ragazzi, avevo innalzato un muro di metallo davanti al mio cuore, non permettevo a nessuno di avvicinarlo e, man mano, quel muscolo che batteva solo per istinto di sopravvivenza, si stava affievolendo. Poi è arrivato Marco. Lui non ha cercato subito di abbattere quel muro: lo ha studiato, lo ha conosciuto e giorno dopo giorno lo ha pazientemente sciolto come una fiamma ossidrica, in modo da permettere al cuore di abituarsi a vivere senza quella protezione. Non riesco ancora a capire come abbia fatto ma è riuscito a ravvivare quella parte di me che avevo dimenticato: l’amore. Il battito del cuore che accelera di colpo, le mani sudate, le gambe che tremano e le farfalle nello stomaco erano tutte sensazioni che non provavo più da tanto, troppo, tempo.
<<Ehi Chià, a che pensi?>>.
Non avevo notato che mi stava osservando da un bel po’, d’altronde mi stupiva in parecchie cose.
<<Niente di che, il solito!>> gli sorrisi.
Fece una smorfia. <<Mmh…>>. Mi guardò negli occhi, non mi ero ancora abituata al suo sguardo netto però avevo capito che ogni volta che lo faceva era per cercare di leggermi dentro così mi concentrai a guardare le mie mani tra le sue. <<No! Resta a guardare me! Non voglio che pensi che io non ti consideri bella!>>.
Inarcai un sopracciglio. <<Eh?>>.
Sorrise. <<Hai abbassato lo sguardo mentre io ti fissavo; la tua insicurezza non deve incidere su quello che pensano gli altri di te. Io ti stavo guardando perché ti reputo bella e non riesco a toglierti gli occhi di dosso, non perché credo che tu sia cessa!>>.
<<Ahahah Marco tu non hai capito un bel niente! Ho abbassato lo sguardo solo perché sapevo che stavi cercando di leggermi nella mente e non volevo darti questa soddisfazione!>>. Risi della sua espressione. <<E comunque … >> lo guardai dritto negli occhi. <<Devo ringraziare te se sono un pochino più sicura di me stessa …>> sussurrai.
Lo vidi deglutire, aveva gli occhi sbarrati e le labbra socchiuse. <<Ajò! Non avvicinarti mai più così all’improvviso se non vuoi che io liberi … il mio istinto!>>.
Solo in quel momento notai che mi ero esposta più vicina alla sua sedia, lui era accanto a me con la schiena contro Gianni. Le mie amiche, intanto, avevano smesso di parlare tra loro e mi stavano osservando.
<<Chiara vuole violentare Marco!>> urlò all’improvviso Sonia facendo ridere tutta la tavolata tranne me, che mi ero nascosta il viso tra le mani ed ero diventata rossa. 
Subito qualcuno mi abbracciò e, grazie al profumo e alla stretta sicura, il mio cuore accelerò i battiti per informarmi che lo aveva riconosciuto.
<<Ahahah tranquilla Chià, ti difendo io da queste malelingue!>> mi sussurrò all’orecchio.
Alzai il viso, che avevo rintanato sotto il suo braccio, e lo guardai negli occhi. Lui mi sorrideva e io avevo voglia di baciarlo.
<<Oh camminiamo un po’, ho mangiato troppo!>> propose Giada.
<<Buona idea!>> approvò Marco. <<Io e Gianni paghiamo per tutte!>>.
<<Ovvio!>> sorrise l’amico mentre guardava Giada che ricambiò volentieri lo sguardo.
 
Camminammo a lungo; portammo i ragazzi nei posti più frequentati dai giovani e raccontammo le varie avventure che ricordavamo ogni volta che ci trovavamo in un luogo specifico. Marco ci fece ridere con degli aneddoti curiosi della sua avventura a Londra e per me era una vera tortura perché, nonostante fossero divertenti, mi ricordavano che tra qualche ora lui sarebbe tornato lì e che forse non ci saremmo più rivisti. Io ridevo ma avevo voglio di stringerlo a me e di impedirgli di partire.
Ad un tratto, come se questa volta fosse davvero riuscito a leggermi  nella mente, mi prese la mano. <<Ti và se stiamo un po’ da soli io e te?>> sussurrò.
Lo guardai di sbieco. <<Che intenzioni hai?>>.
Arrossì. <<Ahah niente di perverso! Volevo solo stare con te …>>.
<<E così anche tu hai la capacità di “far diventare rosee le tue guance”?>> lo citai ignorando la sua mano che tremava nella la mia.
<<Beh, si …>> abbassò lo sguardo.
<<Comunque per me va bene …>>. Gli sorrisi quando mi guardò illuminandosi di gioia. <<Ehi rimbeee!>> richiamai gli altri che si erano fermati poco più lontani da noi. <<Noi andiamo a farci un giro!>>.
<<Ah!>> ridacchiò Sonia <<Buon divertimento!>>.
La fulminai con lo sguardo sotto gli occhi divertiti di Marco <<Andiamo via che è meglio!>> lo trascinai con finta rabbia. [...continua...]